Nuove professioni digitali, rivoluzione USA
- On 23 Giugno 2016
- editoria, giornalismo, professioni digitali
Nuove professioni digitali, rivoluzione nella stampa USA: i redattori impiegati nel web superano quelli che lavorano per le edizioni cartacee dei giornali. I dati che arrivano dagli Stati Uniti da questo punto di vista sono molto chiari: a marzo 2016 i redattori occupati nel web negli usa erano 197.800 rispetto ai 183.200 occupati nella carta. Nel 1990 i redattori cartacei negli USA erano 457.800, numero che la dice lunga sui cambiamenti radicali che ha investito questo settore.
“Cambia la geografia del lavoro, cambiano le professioni con l’avvento del digitale – commenta Gianni Potti, Presidente di Fondazione Comunica – Ma il saldo degli occupati, dimostra che la rivoluzione é assolutamente in corso: sono richiesti nuovi skill eppure questi numeri dimostrano che il bilancio occupazionale non è molto distante rispetto agli anni ’90. Quindi il digitale esige nuove professionalità, ma crea anche molti nuovi posti di lavoro, il che ci deve far investire sulla formazione e sul capitale umano.”
Per quanto riguarda la stampa a stelle e strisce comunque si tratta di un sorpasso storico nel segno del digital first: secondo l’ultimo reportUS Bureau of Labor Statistics infatti ormai nei giornali a stelle e strisce il reparto web occupa più giornalisti rispetto a quelli occupati per l’edizione cartacea. Il mondo editoriale ha superato un punto di non ritorno: il web ormai sta fagocitando la carta, soprattutto all’interno di sistemi vasti e diffusi a livello globale. Resta comunque sempre un nodo da sciogliere, soprattutto per tutti quei sistemi che non sono anglofoni e che di conseguenza non possono contare su bacini di lettori molto vasti (esclusi i paesi ispanofoni e la Cina, naturalmente): come rendere sostenibile da un punto di vista economico l’attività di chi crea contenuti online?
Attualmente i modelli di business sono essenzialmente due: c’è chi, come Jeff Bezos, è convinto che sia necessario aumentare sempre più il numero di lettori e di conseguenza punta sul mondo ispanico e su quello cinese; e c’è invece chi come il New York Times punta su una nicchia forte di lettori altospendenti a cui fornire contenuti esclusivi. Difficile dire quale dei due modelli sia vincente, molto probabilmente lo sono tutti e due, quello che è certo è che per tutti i mercati “minori”, ovvero quelli che possono contare su un bacino linguistico più ristretto, sarà sempre più difficile riuscire a trovare modelli sostenibili.
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