Twitter, luci ed ombre analizzate dal Presidente di Fondazione Comunica
- On 30 Marzo 2016
Servizio gratuito di social networking e microblogging, creato nel marzo 2006 dalla Obvious Corporation di San Francisco, Twitter da 10 anni fornisce agli utenti, attraverso l’omonima piattaforma, una pagina personale aggiornabile tramite messaggi di testo con lunghezza massima di 140 caratteri (120 nel caso si inserisca un link o un’immagine).
Ma che ci viene raccontato su questo social è la verità o sotto la facciata, alla borsa in rosso, ai licenziamenti, ci sono altre storie? Vediamo dunque le verità che Jack Dorsey, Ceo permanente, non sempre dice…
Twitter ha perennemente i bilanci in rosso. Nonostante il ricavo di 1,4 miliardi di dollari nel 2014, l’azienda ha comunque perso 578 milioni. Stesso andamento nella prima metà del 2015: 938 milioni incassati, ma con una perdita netta di 299 milioni.
Perché dunque Twitter non è profittevole? Semplice. Ha pochi utenti: Facebook ne ha il quadruplo, oltre 1 miliardo contro soli 300 milioni, non riuscendo a raggiungere il numero di persone che si aspettava e soprattutto senza trarre vantaggio dalla massa di utenti che si è registrata una volta, ma non è mai più tornata.
Ma c’è dell’altro: per gli standard comuni, 320 milioni di utenti (8 in Italia) e più di 1 miliardo di dollari d’incasso è tanta roba, non v’è dubbio. Ma Twitter è una società quotata dal 2013, e si sa che Wall Street pretende una crescita costante: nel 2012, Twitter raggiunse 66 milioni di nuovi utenti, con una crescita del 50%; nel 2013, 55 milioni in più, con una crescita del 25%; nel 2014 si è ingrandita del 18% con 47 milioni di utenti in più, e tra marzo e giugno 2015 ha raggiunto solo 2 milioni in più.
Nel frattempo, poi, altri social network hanno raggiunto e superato Twitter: Instagram (acquistata da Facebook nel 2012) è diventata più grande di Twitter alla fine del 2014; Snapchat sta evolvendo velocemente e ormai è a ridosso di Twitter…
Infine, ma non certo ultimo in ordine di importanza, Twitter perde molti soldi. Per l’esattezza 578 milioni di dollari nel 2014 e 645 nel 2013. Altri 299 milioni sono stati persi nella prima metà del 2015.
Tutto questo fa pensare a rumors per un ripensamento globale del modello di business, che così non funziona, oppure direttamente la possibilità di una grande acquisizione di Twitter da parte di chi ha dollari in saccoccia, ovvero i soliti noti vd Facebook o Google…! Proseguirebbe così la concentrazione di tutti i colossi digitali globali, al costo evidente di ancora meno e-democracy !
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